La rapidità dello spirito पीडीएफ इलियास कैनेटी
La rapidità dello spirito. Appunti da Hampstead (1954-1971)
«La rapidità dello spirito – tutto il resto che si dice dello spirito sono scappatoie che vogliono mascherare la sua assenza. Si vive per questi istanti di rapidità che zampillano come pozzi artesiani dalla desolazione dell’indolenza». È una delle prime riflessioni di questa nuova raccolta degli «appunti» di Canetti, vergati nella casa di Hampstead, in Inghilterra, negli anni che precedono e seguono la pubblicazione di Massa e potere. Alla «rapidità dello spirito» si accompagna la «brevità dei cinesi», e sono i presupposti di fulminee corse nel tempo e nello spazio (da un millennio all’altro, in Africa, in Australia, persino sulla Luna), di sconvolgenti agnizioni, di brucianti ritratti e frammenti di autoritratto, incontri con padri e patriarchi, con amici vecchi e nuovi, con Plutarco e con Dante, con Machiavelli, Cervantes e Tolstoj, con Gogol’ e Kafka, fino al «nuovo fratello» Cesare Pavese, al quale Canetti si scopre legato da una insospettata affinità. Alle lampeggianti riflessioni si alternano parentesi narrative, com’è nello stile di Canetti, che sognava «una vita vagabonda da narratore di storie»: «Qualcuno dice una parola, e tu narri la storia. Non smetti mai, di giorno e di notte, diventi cieco, perdi l’uso degli arti. Ma rimane a servirti la bocca, e tu narri quello che ti passa per la testa. Non possiedi nulla, soltanto un numero infinito e sempre crescente di storie. La cosa più bella sarebbe che tu potessi vivere soltanto di parole e non avessi nemmeno bisogno di mangiare».